23 luglio 2020 newsstandhub.com
Germania, due anni all'ex guardia del lager nazista

BERLINO. L’orrore non si dimentica, nemmeno se a pagare deve essere, anche solo simbolicamente, un uomo di 93 anni. L’ex guardia del campo di concentramento nazista di Stutthof, Bruno Dey, che all’epoca era 17enne, è stato riconosciuto colpevole di complicità in 5230 omicidi e condannato a due anni di carcere. Non andrà dietro le sbarre, vista l’età, ma appare evidente che il tribunale minorile di Amburgo ha voluto ribadire che la memoria è importante.

Nel campo di Stutthof, non lontano da Danzica, durante la II Guerra mondiale i nazisti uccisero 65mila persone: ebrei, prigionieri politici, oppositori polacchi. Bruno Dey arrivò – non per sua scelta, ma richiamato, ha raccontato ai giudici della città anseatica – prima del suo 18esimo compleanno. Lavorò come guardia dall’agosto 1944 all’aprile 1945. Il conto complessivo delle vittime - calcolato per difetto - comprende circa 5000 persone uccise dal tifo, contratto per le pessime condizioni del lager, e circa 200 sterminate con la camera a gas.


Il processo si è tenuto a porte chiuse, e l’imputato è arrivato coprendosi il volto con un cartoncino blu. Dey si è scusato per aver fatto parte della macchina di sterminio nazista, sottolineando che qualcosa del genere “non si dovrà mai ripetere”. I magistrati hanno riconosciuto che l’imputato non era mai stato un ardente sostenitore del Terzo Reich, ma allo stesso tempo non aveva mai tentato di opporvisi.


Il procedimento è stato definito “l’ultimo processo a un nazista”, ma negli ultimi vent’anni questa etichetta è stata abusata: in più, la settimana scorsa un altro ex guardiano di Stutthof, oggi 95enne, è stato rinviato a giudizio. L’ufficio speciale della Procura che si occupa degli ex nazisti ha aperto almeno una dozzina di inchieste. Il ritorno di attenzione su questi casi, di giovanissimi in prevalenza impiegati come guardiani, è legato al precedente stabilito nel processo del 2011 a John Demjanjuk, guardia del campo di Sobibor, dove 28mila ebrei furono assassinati. Diversamente dagli altri processi, in quest’ultima occasione i giudici argomentarono che non servivano prove di un coinvolgimento in omicidi specifici, stabilendo che per una condanna era sufficiente fare la guardia in un campo il cui unico scopo era lo sterminio.

Efraim Zuroff, cacciatore di nazisti del centro Simon Wiesenthal, ha sottolineato in un'intervista con l’Associated Press che nessuno dei condannati negli ultimi processi è effettivamente finito in prigione, vista l’età avanzata, ma questo non è motivo per fermare la prosecuzione. “La domanda è se la giustizia convenzionale possa essere giustizia, per una tragedia della scala dell’Olocausto. In certi casi è solo giustizia simbolica, ma ha il suo scopo e il suo valore”.

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